Sinossi
Suddiviso in quattro capitoli il documentario si propone di raccontare il folk italiano dalle sue radici.
1. La prima parte vede i contributi di Vinicio Capossela, Giovanna Marini e Fausto Amodei alla ricerca di una definizione di folk che possa comprendere la realtà del bèl paése e l’accezione tutta italiana di folk revival. Gli stessi protagonisti si porranno nella stessa suddivisione il problema metodologico della raccolta del materiale di tradizione orale, la sua diffusione e rielaborazione. È giusto chiedere un canto funebre ‘senza il morto’ come fece Pierpaolo Pasolini con le prefiche salentine? In questo passaggio si definirà inoltre che cos’è l’etnomusicologia e come ha interessato la trasmissione dei repertori italiani nelle figure di Alan Lomax e Diego Carpitella nella sua fase germinale.
2. La seconda parte è incentrata sullo spettacolo Bella ciao e sulla matrice politica della ‘canzone nuova’ teorizzata dai torinesi Cantacronache e da una generazione di cantautori che si pone da subito in polemica con il festival della canzone italiana. Il Bella ciao esordito a Spoleto e Sentite buona gente sono qui individuate come due pietre miliari di una controcultura che riesce a conciliare tradizione orale e canto di cronaca proletaria nell’estetica del popolare, in polemica con una visione individualistica – e consumista – della società, dove i musicisti organizzano e partecipano alla contestazione.
3. La terza parte è dedicata a quella commistione di provenienze simboleggiata da PortaPalazzo nel quartiere Aurora di Torino. L’esperienza dell’immigrazione dal meridione del paese è rivissuta dal politico Mimmo Lucà che restituisce la realtà di discriminazione e di riscatto familiare nella sua azione politica e in quella musicale del fratello Franco. Lo storico Bruno Maida in questo capitolo fornisce uno sguardo più esterno nella storia della Torino operaia e delle proteste sindacali.
4. Il documentario conclude interrogandosi sul futuro del folk, dei suoi protagonisti e dei suoi luoghi. A traghettare nel nuovo millennio il lavoro di Franco è il figlio Paolo Lucà che ha aperto le porte del FolkClub a una schiera di musicisti che compone la propria musica sullo strumento della tradizione, abbandonando ogni forma di revivalismo e retromania. In questo ultimo capitolo si vedranno dei brani di alcuni concerti svoltisi al FolkClub che restituiscono quella vicinanza fra spettatore e pubblico per la quale in locale è noto.



Note di Regia
Questo documentario vuole essere il luogo di incontro di molte voci che hanno contrassegnato la storia di Torino e la storia musicale Italiana ed internazionale.
Sono specialmente le voci di musicisti, ma anche di storici, musicologi e testimoni di un’epoca che dalla fine degli anni ‘50 prosegue ancora oggi. La necessità è quella di incontrare i protagonisti diretti di una storia che ha unito le grandi ricerche etnomusicologiche del secolo scorso con i migliori interpreti della Folk Music (e non solo).
Oltre a ciò, la possibilità di incontrare i grandi ospiti internazionali presenti alla trentesima stagione del FolkClub e poter utilizzare parte inedita dell’enorme archivio del C.R.E.L. (Centro Regionale Etnografico Linguistico), in un dialogo vivo tra passato e presente.
È l’origine di un genere musicale che va raccontata, perché da questa stagione, grazie ai suoi protagonisti, precursori dei tempi, si è sviluppata una gran parte della migliore musica che ancor oggi viene prodotta.
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